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  • September 29, 2025
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Alcuni viaggi si intraprendono per gli altri: portare una foto un gadget, condividerli, diventa l'obiettivo. Altri sono avventure ed è la curiosità a muoverli: è la voglia di vedere, toccare con mano posti sconosciuti, quella voglia che porta al desiderio di sperimentare tutto, spesso insoddisfatto. Altri ancora sono semplicemente lì, fermi ad aspettarti lungo la strada, come imperativi senza i quali ci si sentirebbe incompleti: sai che prima o poi arriverà il momento, ma è proprio questo che attendi con la trepidazione di un appuntamento importante. Ecco ho vissuto il mio interrail come un evento indispensabile, quel rito che mi avrebbe permesso di fare un passo avanti sul campo da gioco dell' identità.

Partire da solo è stato fondamentale come la scelta delle mete: Polonia Lettonia lituania ed Estonia non sono solo paesi il cui fascino misterioso mi attrae da molto tempo ma anche luoghi al di fuori delle rotte europee più popolari, il che mi avrebbe evitato di percorrere strade già troppo solcate in un tour non mio. Infine il treno è stato il mezzo di trasporto perfetto: le lunghe ore passate a leggere, disegnare,le notti su sedili scomodi sono state indispensabili per vivere pienamente l' avventura: il treno non è stato per me solo un mezzo ma uno spazio temporale che intervallava i frenetici giorni di esplorazione; mi ha insegnato a vivere le attese non come una pesante interruzione ma piuttosto come un qualcosa di necessario a me stesso. 

Con questo spirito mi sono imbarcato su un treno notturno con direzione Vienna, prima tratta per raggiungere Varsavia. Dopo quasi una giornata su di un treno che attraversa le campagne cieche e polacche arrivai a destinazione e subito rimasi impressionato dalla brutale maestosità del palazzo della scienza che sovrasta tutti gli edifici della città. Ho passato 4 giorni bellissimi tra musei (sono riuscito ad assistere alla mostra di uno dei miei artisti preferiti, Szadislaw Bekshinski), visite ai vari edifici e pasti in iconici "bar Mezcli". Sebbene lo spirito della città mi sia sembrato ad un primo impatto un po' frenetico con la metro piena di lavoratori; alla sera era tutta un'altra storia! Bastava andare sul fiume per scoprire che i giovani polacchi si divertono nelle balere galleggianti che mi ricordarono un bellissimo modo di divertirsi che ormai si è perso in Italia. Sul centro storico avevo molti pregiudizi: amando gli edifici storici, mi spaventava la totale ricostruzione che interessò tutto il centro dopo la guerra mondiale. In realtà sono rimasto sorpreso da bellissime vie e piazze che, seppur carenti di valore storico ne acquisiscono uno ancora più alto: il valore civico di un popolo che dopo la devastazione della guerra ha avuto la forza di ripartire proprio dalla storia e dalla bellezza, un popolo che con il coraggio del sopravvissuto ribadisce orgogliosamente sé stesso. 

Con la pioggia su Varsavia a salutarmi sono partito alla volta di Vilnius ed il viaggio è stato accompagnato da prati verdi fuori dal finestrino e soste in stazioni desolate. Domandarmi cosa accadesse ogni giorno in quei luoghi che si presentavano come fotogrammi racchiusi nella cornice di un finestrino mi ha fatto evadere dalla noia che iniziava ad assalirmi.

La capitale lituana mi è piaciuta molto. Nei tre giorni che ho passato a Vilnius ho avuto l' occasione di visitare tutti i luoghi principali muovendomi da classico turista con la guida in una mano e al cartina nell' altra. È incredibile come dall' architettura e dal tessuto urbano si comprenda subito che la città è stata abitata da numerose minoranze ognuna delle quali ha lasciato la sua orma indelebile. Durante l' escursione a Trakai mi sono allontanato dalla capitale per vedere il meraviglioso castello e la foresta circostante: una zona boschiva ancora profondamente vissuta dagli abitanti il cui amore per il territorio è riflesso nella cura con cui lo preservano. L' attenzione per il patrimonio naturalistico era uno dei filoni tematici della fiera cittadina svoltasi proprio nei giorni in cui mi trovavo in città; un' evento culturale che animava le vie del centro. 

Con già un po' di nostalgia per la città che stavo lasciando sentivo il capotreno urlare il nome di Riga: stavo per raggiungere la prossima tappa. La perla del baltico merita questo nome: passeggiando nelle vie dei quartieri centrali basta alzare lo sguardo per rimanere stupefatti dai fregi in stile art-nuveau che ne decorano le facciate.

Il secondo giorno in lettonia decisi di recarmi al parco nazionale della Gauja.Il treno su è fermato praticamente in mezzo al bosco ed è proprio da lì che ho iniziato la camminata che dal piccolo centro di Ligatne mi ha portato dalla campagna alla fitta foresta di abeti che sembrava l' ambientazione di una leggenda, immaginavo il motivo uccisore di orsi "Lacplesis" destreggiarsi nelle sue imprese. Da appassionato di storia moderna la visita guidata nel bunker più grande della lettonia è stata il coronamento perfetto della giornata. 

Gli ultimi giorni li ho passati a Tallin in un ostello molto bello e accogliente, il fatto che fosse anche un pub ha reso il tutto più divertente. Nonostante la pioggia mi abbia costretto a cambiare qualche piano, ero ogni volta affascinato nel vedere la luce che penetrava le ultime nuvole illuminando i tetti del centro a temporale finito. Anche se il centro non è direttamente sul mare l' odore di sale arriva fino alle terrazze panoramiche e impregna le facciate dei palazzi storici. Seguendo il rumore delle onde finalmente vedo il Baltico, mitico mare del nord che era rimasto lo sfondo del viaggio, una presenza fino a quel momento nascosta. Ora però vedevo l'orizzonte e nuotarvici, nonostante il freddo, è stata un'esperienza indimenticabile: sapevo che era l' atto finale di un viaggio che mi ha cambiato per sempre, un nuovo battesimo, il passaggio ad un nuo

vo me.